Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Live Report: Gli Atroci

MARILYN MANSON

Gran teatro Geox, Padova

7 Giugno 2012

C’era grande attesa per la prima data italiana del tour di Manson, un’attesa capace di riempire il Gran Teatro Geox di Padova. Una folla paziente, capace di attendere il concerto di Brian, perché è chiaro che il pubblico è interessato solo a quello, e infatti il gruppo spalla (un post-rock acerbo, tratti interessanti ma notevolmente embrionali. Conosco mille band migliori di loro) viene chiaramente ignorato dai presenti ed il cantante-chitarrista, non la prende bene e sulle note dell'ultima canzone scaglia il microfono e manda a quel paese tutti. Peccato. Un gesto che poteva tranquillamente essere evitato da chi dovrebbe solamente pensare alla forma delle canzoni, piuttosto che all’apparire “alternativo” e “anticonformista” a tutti i costi. Alla fine arriva l'ora, calano le luci e scende il telo che divide palco e pubblico. Ma le chitarre rombano e alla fine tutto scompare dinanzi gli occhi. La musica esplode e il concerto decolla, insieme al delirio del pubblico. Ora sì, presente e incalzante. Canzoni vecchie, canzoni nuove, stessa risposta. I fan cantano estasiati, la band approva e il live scivola via tra le note. Un concerto compatto, veloce e molto coreografico (come ci si aspetta da Manson). “No Reflection”, “The Beautiful People”, “Rock Is Dead”, “Personal Jesus” e molte altre sono state accolte dal pubblico con boati di approvazione e urla di soddisfazione. Un mare di mani protese verso la prima fila, per sfiorare Manson e per “toccare “ la musica. Una platea ipnotizzata dalle movenze dell’uomo di Canton e dalla prestazione di una band rinvigorita da un ultimo album finalmente valido (anche se non a livelli d’eccellenza, bisogna dirlo). Non molte canzoni, è vero, però quelle proposte dal quartetto hanno scatenato i 4-5 mila del teatro padovano come già detto in precedenza. In definitiva davvero un bel concerto, ottima band e bravo Manson che è stato capace di preservare la voce senza soffrire. Non sarà mai “influente” come a cavallo dei millenni, ma l'artista ha ancora la sua importanza e dignità. Il concerto resta e la prestazione del signor Manson mi ha dimostrato che nonostante tutto lo “shock-rock” non è mai morto.

testi e foto di