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Recensione: Avantasia "The Mystery Of Time"

Avantasia "The Mystery Of Time"

(Nuclear Blast/Kizmaiaz)

Per Chi Ascolta: metal sinfonico, Nightwish, Transiberian Orchestral

Il progetto Avantasia sembrava definitivamente accantonato dopo la trilogia di "Scarecrow"; ecco invece Tobias Sammet rimettere in piedi la sua creatura e proporci una nuova metal opera. Tralasciamo il contorno, analizzato con lo stesso Tobias durante l'intervista, e concentriamoci sulla musica. "Spectres" introduce l'album con passaggi epici ben percepibili grazie anche all'impiego di una vera orchestra sinfonica, che accompagna il brano fino al classico ritornello corale e scanzonato. A duettare con Sammet troviamo Joe Lynn Turner, così come nella successiva "The Watchmakers Dream", hard rock veloce ed interessante in classico stile Purple-Rainbow, con tanto di assolo di hammond. Segue "Black Orchid", un mid tempo massiccio dalle indovinate atmosfere dark-cinematografiche, che fanno tanto Nightwhish ultima era. Non può mancare Michael Kiske, da sempre uno dei protagonisti nelle metal opere di Avantasia. L'impressione, come al solito, è che si faccia così tanto affidamento su di lui da consegnarli up tempo fiacchi e scontati, confidando nel suo tocco magico. E' il caso delle banali "Where Clock Hands Freeze" e "Dweller In A Dream", rivitalizzate dall'ugola dell'ex Helloween ma che al massimo possono ambire al ruolo di buoni scarti di "Pink Bubbles Go Ape". Molto meglio il metal aggressivo e le chitarre grezze di "Invoke The Machine", dove Tobias si fa accompagnare dal Pretty Maids Ronnie Atkins. Poco da spendere sull'insulsa "Sleepwalking", brano pop buono giusto per avere un singolo apripista e per dare spazio alla vocina delicata di Cloudy Young; discorso simile per "Whats Left Of Me", lento ben interpretato da Eric Martin, ma nella sostanza ballad anonima e trascurabile. Volutamente lasciati per ultimi i due brani che superano i dieci minuti di durata, "Savior In The Clockwork" and "The Great Mistery". Proprio questi due episodi, a mio parere, incarnano al meglio lo spirito dell'opera e alla fine risultano essere i più scorrevoli ed emozionanti, grazie ad efficaci cambi di atmosfera ed al susseguirsi dei vari Kiske, Byford, Catley e Turner. Rispetto ai precedenti lavori l'impressione è quella di un Tobias più allenatore e dirigente che uomo di campo, più ragioniere che creativo; tutto è collocato al punto giusto, il cast degli interpreti è straordinario (da citare ancora Bruce Kulick, Arjen Lucassen, Ferdy Doernberg tra gli altri), la produzione imponente e il concept intrigante. Seduti in poltrona il disco si ascolta bene, però si parla pur sempre di heavy metal e a noi metallari la poltrona dopo un po' stufa.


 

Massima Allerta: la suite finale "The Great Mystery"

Colpo Di Sonno: l'inascoltabile pop di "Sleepwalking"