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Recensione: Avantasia "Ghostlights"

Avantasia "Ghostlights"

(Nuclear Blast)

Per Chi Ascolta: metal sinfonico, Kamelot, Meat Loaf

Ogni volta dice che sarà l'ultima, ma ormai non ci crede più nessuno, ed ecco puntuale, infatti, la nuova metal opera targata Tobias Sammet & Avantasia. Avantasia è da sempre il parco dei divertimenti per il mastemind di Fulda, ed anche questa volta Tobias sfrutta le dodici tracce di "Ghostlights" per spaziare tra molte sfumature di metal, accompagnato come sempre da una lista di ospiti di tutto riguardo. In realtà il risultato finale raggiunge soltanto una discreta sensazione di piacere; sarà la formula ormai sfruttata, sarà un calo di ispirazione del prolifico cantante, ma dopo svariati ascolti l'impressione è quella del classico disco ben realizzato ma che non lascia nulla. Giusto un paio le canzoni che fanno sobbalzare dalla sedia: "Master Of The Pendulum", bel mix tra Nightwish e Edguy, con la voce di Marco Hietala che ruggisce su ritmiche serrate e il trascinante ritornello che davvero non fa prigionieri; "The Haunting", con un insolito Dee Snider darkeggiante in un intro per piano e voce, brano teatrale che sa di Savatage e ancor più Transiberian Orchestra. Carina anche l'opener "Mystery Of A Blood Red Rose", giustamente scelta come singolo per la sua struttura semplice e un coro gradevole. La title track è l'immancabile up tempo in doppia cassa, come al solito affidato all'ugola di Michael Kiske, il quale ovviamente solleva le sorti di un pezzo altrimenti anonimo, cosa che avviene anche in "Unchain The Light". Particolare "Draconian Love", ballad gothic metal intrepretata da Sammet e Herbie Langhans dei Sinbreed, vocione alla Type 0 Negative, per uno degli episodi più insoliti nella storia degli Avantasia. Per niente insolita, anzi, decisamente rappresentativa della missione aziendale, è "Let The Storm Descend Upon You", dodici minuti con quattro cantanti ad alternarsi (Sammet, Lande, Atkins, Mason), intermezzi sinfonici, spunti prog, e riff aggressivi. Curiosamente, però, sono gli ospiti più attesi quelli che passano inosservati. "Seduction Of Decay" ha un alone di malinconia che probabilmente sarà piaciuto a Geoff Tate, ma non a chi mal digeriva i suoi ultimi anni nei Queensryche. La voce di Sharon Den Adel è sempre incantevole, ma "Isle Of Evermore" è esageratamente zuccherosa per non aver voglia si saltarla a pie' pari. Questi nel bene e nel male gli episodi degni di nota. Ovviamente troverete anche parti strumentali ben strutturate, e cori bombastici, esaltati dal sound cristallino tipico di Sascha Paeth e Miro Rodenberg. Ed ora, la prova del palco, dove si prevedono concerti dalla durata di oltre tre ore; anche se coadiuvato dai suoi ospiti sarà un bello sforzo per Tobias, chissà che alla fine del tour non si riposi davvero.


 

Massima Allerta: la trascinante "Master Of The Pendulum"

Colpo Di Sonno: Isle Of Nevermore" sembra uno scarto dei Within Temptation