Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Black Star Riders "All Hell Breaks Loose"

Black Star Riders "All Hell Breaks Loose"

(Nuclear Blast/Kizmaiaz)

Per Chi Ascolta: 70's hard rock, Thin Lizzy, Aerosmith

Per chi non lo sapesse, il monicker Black Star Riders rappresenta l'attuale incarnazione dei Thin Lizzy, i quali, dopo tour celebrativi del vecchio repertorio, hanno deciso di proseguire componendo nuovo materiale; per rispetto alla storia, e anche perché in fondo dei vecchi Thin Lizzy rimane il solo Scott Gorham, si è deciso, a mio parere giustamente, di proporsi con un nome differente. Nella sostanza, però, poco cambia, perché il quintetto si rende autore di un hard rock melodico e diretto che non può che rimandare alla band madre. Accanto a Gorham spiccano la voce ora graffiante, ora calda, dell'ex Almighty Ricky Warwick, oltre ad altri vecchi filibustieri dei palcoscenici come Marco Mendoza al basso, Damon Johnson alla chitarra e Jimmy DeGrasso alla batteria. Il disco a tratti è davvero ispirato, e il trittico iniziale si presenta bene; la title track in apertura è un mid tempo interpretato con la giusta cattiveria, mentre il singolo "Bound For Glory" è il classico brano catchy capace di imporsi al primo ascolto. Segue l'interessante "Kingdom Of The Lost", dove il sound dei nostri si mischia al folk irlandese dando vita ad una filastrocca rock trascinante. Il resto dell'album, purtroppo, non mantiene quanto promesso, ma si assesta comunque su di una linea scorrevole e mai deficitaria. In un paio di episodi i nostri mettono il piede sull'acceleratore come in "Bloodshoot" e "Valley Of The Stones", che non possono che ricordare ai fan di Warwick i primi Almighty. Spesso la band si rifugia negli amati '70 ("Kissin' The Ground", "Hey Judas", "Before The War"), ma si toglie lo sfizio di sperimentare con "Someday Salvation", rock simpatico da festa di liceo anni '50, o con la conclusiva "Blues Ain't Bad", brano di oltre sei minuti, dove in realtà il blues si fa pesante tanto da poterla considerare come la canzone più heavy e massiccia del disco. Disco per nostalgici, scritto da musicisti che comunque dopo decenni di carriera qualche idea ce l'hanno ancora.


 

Massima Allerta: il singolo "Bound For Glory"

Colpo Di Sonno: disco prevedibile ma non è detto che sia un difetto