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Recensione: Chicago "Now (Chicago XXXVI"

Chicago "Now (Chicago XXXVI"

(Frontiers Records)

Per Chi Ascolta: Classic soft rock con influenze Jazz e Progressive

Non costituisce un dettaglio insignificante l'utilizzo del termine "Now" nel titolo dell'ultimo album dei Chicago,il trentaseiesimo di una carriera ormai quarantennale.Il frontman e fondatore Robert Lamm ha infatti sottolineato in recenti interviste la volontà del gruppo di affrancarsi dall'immagine un poco stereotipata di dinosauro del classic rock per comunicare invece una percezione dello stesso più moderna e attuale.Si tranquilizzino tuttavia i fans di vecchia data,"Now (Chicago XXXVI)"è ricco di melodie eteree,di armonie vocali cristalline e del songwriting che ha reso celebre la formazione originaria dell'Illinois,soprattutto nel corso degli anni 80,fino a farla diventare,secondo la statistiche stilate da Billboard,il secondo maggiore gruppo rock statunitense alle spalle dei Beach Boys in termini di vendita di albums e singoli.La sezione ritmica affidata al tocco sopraffino di Jason Scheff al basso e alla solida batteria di Tris Imboden,già session man al servizio di Steve Vai e Crosby, Stills & Nash,fungono da cornice ideale alle orchestrazioni dei fiati,vero aspetto caratterizzante del disco,il primo di inediti da "Chicago XXX",risalente al lontano 2006. Ma è da attribuire all''incisività della chitarra del sempre presente Tim Pierce il merito di sottolineare le grandi melodie vocali in brani come l'iniziale "Now"e la funkeggiante "Free At Last".Il cantato di Lamm appare particolarmente a suo agio in "More Will Be Revealed",canzone che strizza l'occhio all'AOR più classico per sontuosità degli arrangiamenti e ariosità delle tastiere,nonchè nell'incipit multivocale di "America",brano suadente per la sua natura delicata e in grado di suscitare emozioni profonde.Le aspettative di chi ha sempre amato i Chicago non andranno per nulla deluse dall'ascolto dell'album,consigliato in modo particolare agli affezionati delle sonorità tipiche della West Coast della seconda metà degli Eighties.


 

Cosa Funziona: la qualità accattivante delle tracce iniziali vale da sola l'ascolto dell'album

Cosa Serve: perdurare nella singolare ma davvero efficace rivisitazione di un suono ormai classico attraverso la modernità degli arrangiamenti