Speciale Muskelrock 2019


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Recensione: Coldspell "Frozen Paradise"

Coldspell "Frozen Paradise"

(Escape Music)

Per Chi Ascolta: Dokken, Whitesnake, Lynch Mob, Rainbow, Jorn

Terzo album per gli svedesi ColdSpell che mostrano sensibili miglioramenti ad ogni nuova uscita e questo "Frozen Paradise" non tradisce le aspettative col suo solido heavy rock melodico esaltato da una produzione affilata e potente affidata alle esperte mani ed orecchie di Tommy Hansen. Le undici canzoni sono ben costruite intorno ai dettami del class metal fine anni ottanta che vede(va) in Dokken, Whitesnake, Queensryche (periodo "Empire") e Lynch Mob i più noti e fortunati interpreti, ed infatti non faticherete a riconoscere atmosfere e soluzioni familiari a chi ha vissuto appieno quel periodo storico, ma il discorso vale anche per i più giovani che si sono cimentati nel recupero dei classici del periodo. L'inizio affidato a "Paradise" e "Angel Of The World" è semplicemente fantastico, con la chitarra di Michael Larsson e le tastiere di Matti Eklund a interagire e alternare frasi più potenti ad altre più 'lievi', permettendo così al dotato cantante Niclas Swedentorp di modulare la propria voce e dare il giusto risalto ai passaggi strumentali per esplodere in refrain orecchiabili ed accattivanti. Mi stupisce l'inserimento del tempo medio "Life Has Just Begun" (fra Dio e Jorn) che smorza il climax con quel tocco di epicità posto troppo in anticipo, così come la appena più veloce "Goin All The Way" non dovrebbe essere posta subito dopo, ma si sto parlando non dell'intrinseca qualità delle composizioni, comunque sempre su livelli più che buoni. "Alive" e "Life 2 Live" (con accenni ai Red Hot Chilli Peppers) non mi hanno convinto troppo, pur riscattandosi nel ritornello e tentando di offrire qualcosa di più personale. Da questo momento la band torna sui livelli qualitativi ed espressivi della partenza e da qua non devia più, concedendo buone sensazioni hard 'n' melody con "On The Run" e "Soldier" (ammiccante ai Thin Lizzy) su ritmi più sostenuti, con la rocciosa e cadenzata "Falling" che non manca di ricordare in qualche maniera "Kashmir" dei Led Zeppelin, mentre "Dark Reflections" torna a guardare agli States (in particolare ai Lynch Mob e al loro mood vizioso), chiudendo con "Legacy", brano dai toni più oscuri, influenzato dall'hard rock epico dei Rainbow. Una buona prova sotto tanti punti di vista, peccato per la sbavatura nella scelta della scaletta che penalizza un pò il fluire dell'ascolto, ma basta che vi organizziate la vostra personale playlist e tutto si sistema.


 

Cosa Funziona: la prova d'insieme, il songwriting e la cura dei particolari e la produzione

Pelo Nell'Uovo: una tracklist che doveva essere meglio gestita