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Recensione: Dalton "Pit Stop"

Dalton "Pit Stop"

(Frontiers Records)

Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock / Classic Rock

Nel corso degli anni ottanta,quando l'hair rock era ancora prepotentemente in auge, Mats Dahlberg,fuoriuscito batterista dei Treat,dava vita alla formazione dei Dalton. Dopo due dischi di discreto successo ("The Race Is on" e "Injection"),il gruppo svedese, complice anche l'affermazione commerciale del grunge,era scivolato in modo lento ma inesorabile nel dimenticatoio.E' da ascrivere pertanto alla Frontiers Records il merito di rispolverare quello che,con ogni probabilità,sarebbe dovuto diventare nelle intenzioni dei Dalton il loro terzo album.Era facile a questo punto prevedere da questa operazione di recupero l'ascolto di un disco datato o quantomeno troppo ancorato ai cliché del genere. Invece "Pit Stop"suona fresco,energico,vitale.Se l'iniziale "Ready Or Not",collocata a metà strada tra Bon Jovi e Europe,costituisce il ponte ideale con le sonorità degli eighties, è la perentoria "Hey You" a rappresentare il punto di partenza del suono attuale dei Dalton. La rock ballad "Don't Tell Me Lies" è melodica senza essere smaccatamente stucchevole e viene bissata per intensità dalla semiacustica "Follow Your Dreams",sognante e intimista. La retrò "Bad Love",tagliente hard rock esaltato dalla voce graffiante di Bo Lindmark,si contrappone alla più moderna e ariosa "Up & Down",non lontana in alcuni passaggi corali dallo stile compositivo delle nuove leve dell'hair e glam rock scandinavo (i finlandesi Reckless Love e soprattutto i norvegesi Wigh Wham).Il punto più alto del disco viene raggiunto dalla sorniona "One Voice",mid tempo che ruota intorno a un riuscito intreccio di tastiere e voce, con un assolo centrale da urlo e un finale dalla melodia avvolgente.L'inno "Here We Are" sembra fatto apposta per essere cantato a squarciagola ma è con il trittico finale che i Dalton sferrano la zampata vincente;dalla bonjoviana 50/50 al robusto hard rock di "Something For The Pain" fino alla conclusiva "TGIF",ruvida e stradaiola quanto basta,è tutto un tripudio di canzoni trascinanti e dalla presa immediata.Si può affermare che,dopo la sosta al pit stop,con controllo degli pneumatici e dei livelli di olio e benzina,i Dalton siano ripartiti a tutta velocità con l'obiettivo concreto di ritagliarsi all'interno del panorama classic hard rock odierno la posizione loro spettante di merito.


 

Momento D'Estasi: la nostalgica "Bad Love" e la più modernista "Here We Are"

Pelo Nell'Uovo: dopo questo ritorno riusciranno i Dalton a coniugare l'anima anni '80 ai tempi attuali senza snaturarsi?.La prova definitiva in questo senso arriverà dalla pubblicazione del prossimo album