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Recensione: Epica “The Quantum Enigma”

Epica "The Quantum Enigma"

(Nuclear Blast)


Per Chi Ascolta: il meglio del symphonic metal.

Dunque, partiamo dalle confessioni: per quanto il cd precedente degli Epica, "Requiem for The Indifferent", mi sia piaciuto, negli anni aveva mostrato qualche difetto. In particolare non ero rimasta molto soddisfatta della produzione, che al mio orecchio suonava troppo metallica e un po' piatta. Inoltre il cd era piuttosto complicato da ascoltare per intero, a causa delle strutture complesse. I pezzi singolarmente erano e sono pregevoli, ma si fa fatica ad arrivare alla fine. Bene, dimenticate tutto questo in "The Quantum Enigma". Come promesso dalla band, si è aperta una nuova era dopo il decennale festeggiato con lo show speciale ripreso nel dvd "Retrospect", e hanno scelto una nuova strada musicale. Non rinnegano il passato sia chiaro, gli elementi tipici ci sono tutti, ma disposti in maniera diversa. Prima di tutto, è cambiato il produttore. Lasciato Sascha Paeth, che aveva lavorato su tutti i loro cd, hanno ingaggiato l'ex tastierista degli After Forever, Joost Van Den Broek che ha sfoggiato una prestazione maestrale. Il sound è avvolgente, tridimensionale, pulitissimo, levigato, uno dei migliori che abbia sentito. "The Quantum Enigma" è aperto da "Originem", classica intro orchestrale dal sound leggermente più moderno e ci trasporta verso l'ascolto di dodici tracce che racchiudono tutto e di più. Se cercate brutalità il singolo "The Essence of Silence", "Reverence – Living in The Heart" e "Natural Corruption" possono offrirvi sprazzi di black metal e death mescolati a cori da cattedrale, melodia e la voce straordinaria di Simone Simons. Negli anni l'ho vista crescere e sbocciare, ora è finalmente nel pieno delle sue potenzialità: alterna comodamente tutti gli stili e lascia a bocca sul finale di "Reverence". Se cercate melodia, il secondo singolo "Unchain Utopia" è perfetto per voi, assieme alla dolce ballata "The Canvas of Life", piano, voce e chitarra acustica con crescendo finale di orchestra. I pezzi hanno una durata minore rispetto al passato, per quanto non manchi la tradizionale suite finale, la title track "The Quantum Enigma (Kingdom of Heaven II) che raccoglie quanto sentito precedentemente con Simone di nuovo in grande spolvero. Non dimentico di menzionare le influenze folk che si colgono qua e là; in particolare nell'interludio "The Fifth Guardian" ispirato dall'Estremo Oriente e l'inizio di "Natural Corruption" con tastiere medievaleggianti. Nel complesso, l'album è molto più avvicinabile del precedente, poggiato su ritornelli accattivanti e strofe potenti, senza mai risultare banali. Di sicuro ho tralasciato qualcosa su 70 minuti di album, vi prego a questo punto di ascoltarlo. Non ne resterete delusi.