Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

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"Gods Of Violence"

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“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

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"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Hardcore Superstar "The Party Ain't Over 'Til We Say So (Best Of)"

Hardcore Superstar "C'Mon Take On Me"

(Nuclear Blast)


Per Chi Ascolta: Sleaze Hard Rock al passo con i tempi

Poco più di due anni dopo il loro ultimo lavoro in studio, "Split Your Lip", gli Hardcore Superstar tornano con la loro ultima fatica che si prefigge di lasciare il segno in una già grande discografia, in cui questo rappresenta il nono capitolo. Capitolo che si apre con l'introduzione da giostrina di "Cutting The Slack", che però dopo pochi attimi lascia il posto per qualcosa di più usuale per la band di Göteborg: la potente, catchy e festaiola title track entra nelle casse e punta dritto all'obiettivo, seguendo quanto già tracciato dal predecessore. Ci aspetta quindi un album lineare e monotono? Certo che no, in questo disco gli svedesi hanno sicuramente provato a spendere qualche elemento in più per creare un lavoro più eterogeneo, che ci mostri le varie sfaccettature che compongono l'anima della band: si passa così ai modernismi e ai riffoni più heavy o thrash di "One More Minute" o della ben più incendiaria "Are You Gonna Cry Now", ma anche da pezzi in pieno stampo classico, come nella melodica "Above The Law" o l'anthemica e ottantiana "Too Much Business". Ci sono anche, chiaramente, dei buoni momenti lenti, forse migliori rispetto ai precedenti, con la blueseggiante "Stranger of Mine", dall'atmosfera fumosa, o ancora nel finale con la chiusura in bellezza di "Long Time No See". Ci siamo scordati di qualcosa? Forse no ma va segnalato il buon momento di "Won't Take The Blame", tagliato in due parti, dotato dei cori più ficcanti dell'intero lavoro. Se ancora ci fosse da dimostrarlo, Jocke Berg e soci sono fra i migliori esponenti del settore hard rock di questi tempi, e questo disco, se non raggiunge forse i picchi di alcuni passati, ci mostra ancora una compagine abbastanza ispirata, che ha voluto e ha prodotto un lavoro fra i propri migliori, senza per forza creare un clone dei precedenti. Un disco prodotto molto bene, un songwriting più che maturo e ragionato, per un risultato che si lascia ascoltare bene, ma soprattutto coinvolge l'ascoltatore fin dai primi ascolti con energia, melodia e buona classe. Album che si trova sicuramente fra i migliori di un anno che pure è appena partito. E ancora una volta gli HCSS hanno fatto centro!


 

Cosa Funziona: I tanti cambi di ritmo rendono il disco veramente efficace lungo tutta la durata.

Colpo Di Sonno: difficile da trovare!