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Recensione: HELLSAW “Trist”

Hellsaw "Trist"

(Nalpalm/Audioglobe)


Per Chi Ascolta: Black metal melodico, Immortal.

I black-metaller austriaci Hellsaw giungono alla loro quarta release e con “Trist” ci propongono la consueta miscela di nero metallo con gradite aperture melodiche. L'opener “The Devil Is Calling My Name” offre le solite martellanti sfuriate tipiche del genere, con break strumentali che ammorbidiscono il pezzo, senza perdere le raggelanti atmosfere invernali. In “Doom Pervades Nightmare” compaiono anche delle vocals pulite anche se la cattiveria non accenna a diminuire, mentre gemiti di dolore stralciano la musica fino all'inatteso finale melodico dalle vaghe sfumature folk. “The Forerunner of The Apocalypse” ha influenze rock e verso la metà va a toccare il post-black e lo shoegaze. Una delle tracce più varie e interessanti del lotto. Un coro chiaramente monastico apre “Death Bells” che continua poco dopo con il classico black metal che non lascia scampo ai padiglioni auricolari di chi ascolta. La title-track è più cadenzata e di nuovo compaiono influenze rock a stemperare l'asprezza generale. Altro elemento di novità compare in “A Winter Cold” in cui un coro dal sapore viking aggiunge una vena epic all'album. Dopo un classico pezzo true Norwegian black metal, compare dal nulla l'intro 100% prog di “Silence”, la traccia posta a chiusura di “Trist”. Il cambio di stile è di breve durata, si torna subito al nero metallo fino al break acustico in cui la melodia si mescola a latrati e voci demoniache. Così termina “Trist”, che non sarà un album rivoluzionario per il genere, ma sicuramente verrà apprezzato dai fan più affezionati.


 

Cosa Funziona: Le variazioni melodiche sono ben riuscite.

Colpo Di Sonno: I momenti puramente black non offrono molti di nuovo sotto il sole.