Speciale Muskelrock 2019


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Ciao Alex!


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Recensione: HOUSTON "Relaunch”

Houston"Relaunch"

(Spinefarm Records)


Per Chi Ascolta: melodic hard rock / AOR

Forse gli anni '80, che tanti davano per già finiti più di vent’anni fa, da qualche parte, nel mondo, non sono mai terminati, e anzi sono tenuti vivi da chi, in quegli anni era talmente giovane da potersi ricordare solo vagamente l’aspetto che avevano. Gli Houston sono sorti all’onore delle cronache giusto un anno orsono, forti di un debut album che, lentamente ma inesorabilmente, li ha proiettati nell’olimpo delle band più interessanti nell’affollato ambito del melodic rock scandinavo. La band è in realtà fatta di soli due elementi, la premiata ditta Freddie Allen (batteria) & Hampus ‘Hank’ Erix (voce). E i due devono aver pensato di battere il ferro finché è caldo se, a distanza di un anno, tornano sul mercato con una nuova release che però è fondamentalmente una raccolta di cover (anche se non certo banali e stra-famose) arricchita da un inedito ed un paio di acustici (ovvero solo voce e pianoforte) tratti dal loro primo full lenght, ovvero "Truth Slips" e "1000 Songs", quest'ultima dotata di un refrain che la rende notevole anche in questa scarna veste. Si parte con "Runaway" dei Dakota, ottimamente re-interpretata dagli Houston, così come la seguente "Carrie" (e non parliamo degli Europe, ma di Michael Bolton), oppure su "Brief Encounter" (degli Airrace... presenti con la chitarra di Laurie Mansworth). Si prosegue senza grandi scossoni e con versioni sicuramente riuscite di "Don't You Know What Love Is" dei Touch, qui presenti con nientemeno che Mark Mangold, così come "Don't Ever Wanna Lose Ya" (dei New England) o la sontuosa "Didn't We Almost Win It All" (di Laura Branigan). Per finire in bellezza ecco finalmente qualcosa di nuovo e personale, "Without Your Love", scritto dal loro produttore Ricky Delin e che vede spiccare il duetto vocale con Elize Ryd degli Amranthe. Insomma un disco pienamente riuscito nello scopo, però, sarà che speravamo in qualcosa di diverso e più originale, ci troviamo un po' a storcere il naso. Un buon tributo alle proprie fonti d’ispirazioni, con partecipazioni a sorpresa di buona qualità. Però, se ancora non li conoscevate, molto meglio tuffarsi sul loro debut omonimo, non che questo breve lavoro pecchi di classe o motivi d’interesse, ma pensiamo sia una parentesi in attesa di un nuovo vero e proprio LP!


 

Momento D'Estasi: Della durata di tutto il disco!

Pelo Nell'Uovo: La delusione nello scoprire che nonè un nuovo album, ma è (quasi) “solo” un dischetto di cover e acoustic version!