Speciale Muskelrock 2019


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Ciao Alex!


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Recensione: Kamelot "Silverthorn”

Kamelot "Silverthorn”

(SPV)

Per Chi Ascolta: Il power metal come dovrebbe essere. Merce rara di questi tempi.

Gli ultimi anni dei Kamelot sono stati duri, un misto di incertezza, cantanti part-time e nubi fosche all’orizzonte. Roy se n’è andato, Fabio è passato quasi senza lasciar traccia ed i dubbi sono perdurati almeno fin quando non è stato svelato il nome del nuovo possessore del trono. Tommy Karevik, portentosa voce dei Seventh Wonder, ha raccolto una pesante eredità unendo capacità interpretative ad una personalità interessante. Non una mera copia del Kahn che fu, ma una sapiente valorizzazione di quanto di buono la band a cavallo tra nuovo e vecchio mondo ha fatto da molti dischi a questa parte. “Silverthorn” ritorna dopo l’interlocutorio “Poetry for the poisoned”, ed offre nuovo slancio ad una carriera che sembrava in fase calante per tanti, troppi motivi. Un concept intrigante, una buona scrittura e delle buone canzoni rendono questo nuovo album interessante quanto il vecchio “The Fourth Legacy”….ovvero il primo disco con Roy Kahn alla voce. Un ideale trampolino di lancio per la terza parte di carriera dei Kamelot ed un tuffo nel passato (per così dire) per riscoprire le radici di una band che necessitava di forza e sicurezza. Tommy Karevik offre questa sicurezza e Thomas Youngblood non può far altro che scrivere delle ottime canzoni. “Sacrimony (angel of afterlife), la delicata “Song for Jolee”, l’atmosfera “gotica” di “Veritas” sono forse i picchi del disco, che pur non essendo un capolavoro vale tranquillamente la spesa. Avanti così. Ed ora tutti a Bologna.


 

Momento D'Estasi: L’interpretazione ispirata di Tommy.

Colpo Di Sonno: qualche arrangiamento un pochino troppo sopra le righe, ma in buona sostanza è poca cosa.

Per Chi Ascolta: Power Symphonic Metal

Per il decimo studio album, i symphonic metallers Kamelot hanno dovuto affrontare il secondo cambio di vocalist della loro storia a causa della fuoriuscita del carismatico Roy Khan il cui posto è stato affidato dallo scorso giugno allo svedese Tommy Karevik (Seventh Wonder), sostituzione che, come sempre, creerà discussioni e fazioni all'interno dei fans della band, ma alla fine non mi sento di dover imputare alcuna colpa ad alcuno in quanto le composizioni scorrono nella loro sinfonica epicità metallosa e sebbene Karevik abbia con Khan maggiori affinità di quante ne avesse l'altro candidato al microfono Fabio Lione (Rhapsody Of Fire, Vision Divine), la scelta finale non apporta detrimento alla nuova proposta discografica. E togliamoci pure il discorso delle esecuzioni in quanto siamo dinanzi a signori musicisti che conoscono bene i propri strumenti e li sanno usare con grande abilità e tecnica. Passando all'analisi delle composizioni, mi sento di affermare che il nuovo album racchiude in sè gli elementi caratterizzanti di "Karma" e "Ghost Opera", con un pizzico di goticità ereditato da "Poetry For The Poisoned", e se è vero che Tommy copia lo stile di Khan nelle note più basse e in certe sue espressioni, è anche vero che rispetto all'illustre predecessore norvegese riesce ad estendere la propria voce su ottave più acute. Due minuti di intro ("Manus Dei") ed ecco esplodere l'uptempo "Sacrimony (Angel Of Afterlife)" (il video ufficiale lo potete vedere su youtube al seguente indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=ORAc_hx33-Q) che ospita interventi femminili di Elize Ryd (Amaranthe) e Alyssa White-Gluz (The Agonist), per un risultato probabilmente non eccezionale, ma che raggiunge lo scopo di lasciare una traccia nella memoria dell'ascoltatore. Personalmente ho maggiormente apprezzato l'urgenza sinfonico/melodica di "Torn", le malinconiche power-ballads "Song For Jolee" e "Prodigal Son" superbamente interpretate da Karevik, l'orchestrale arrangiamento di "Veritas" arricchito dal Silverthorn Choir fra cui spiccano Amanda Somerville, Elize Ryd, Thomas Rettke e Simon Oberender. Sicuramente qualcuno resterà deluso dal poco coraggio dimostrato dai Kamelot nell'aver perseguito lungo le stesse, rodate coordinate musicali che avevano con Roy Khan, ma diamo tempo alla band di trovare il giusto affiatamento col nuovo arrivato e, come spesso accaduto in passato, ciò si trasformerà in un rinnovato slancio verso sempre più personali e qualitativamente elevate vette artistiche. Intanto io non li crocifiggo e me li godo.


 

Momento D'Estasi: l'abilità nel bilanciare metal e sinfonia

Colpo Di Sonno: la collaborazione col nuovo vocalist è ancora in stato embrionale