Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Kingdragon "Hide The Sun"

Kingdragon "Hide The Sun"

(Retrospect Records)

Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico

Attivi nella scena rock greca sin dal 2006, i Kingdragon nacquero su iniziativa del cantante/tastierista George Aspiotis (Spitfire, Nightfall, Raw Silk) e possono vantarsi di aver aperto concerti di bands del calibro di House Of Lords, Gotthard e Firehouse, oltre a "Fire In The Sky", un ep di quattro brani registrato e pubblicato nel 2008. Lo scorso giugno il quartetto ha firmato per la Retrospect Records ed oggi esordisce col suo primo full-lenght album di dodici canzoni registrate sia in analogico (per la versione in vinile) che in digitale ed esibisce il proprio hard rock melodico che si rifà nei toni e nelle melodie ai grandi gruppi degli anni ottanta uscendone piuttosto bene. Una breve intro tastieristica prelude è presto squarciata dalla prepotente chitarra di Anastasis F. che disegna un poderoso riff alla Red Dawn, ed è tutta "Last Time" a ricordare parzialmente lo splendore dell'unica perla registrata da quella band americana. La seguente "Burn It Down" si rivolge a strutture compositive più tipicamente nord-europee, con un buon lavoro combinato tastiere/chitarra a creare un muro sonoro ed un refrain anthemico strutturato con abilità, ma la titletrack "Hide The Sun" propone un mix di sonorità europee/americane molto ben amalgamate che mi hanno ricordato un ipotetico incrocio fra Ten e King Kobra (epoca "Thrill Of The Sun"), dove tastiere e chitarre rivestono ruoli diversi e complementari nel rendere al meglio le intenzioni di Aspiotis e soci. "Shout Very Loud" racchiude temi sonori cari alle bands heavy metal melodiche anni ottanta del bacino mediterraneo e li ammanta con una apprezzabile patina di melodia, ma al mio orecchio risulta il momento più dozzinale del repertorio offerto dalla band. L'acustica semi-ballad "Only Winter" permette al cd di risollevare le proprie quotazioni in un crescendo emotivo e strumentale di buon impatto, cui la patina di epicità non guasta assolutamente. "Victim Of Love" torna a rockare con tanto spazio lasciato alla melodia e qui l'influenza di bands quali Dokken, Ten e Whitesnake si sente piuttosto forte. Oscure atmosfere orianteleggianti guidano la struttura compositiva di "Asian Star", hard rock muscolare che pone un ritornello molto melodico a contrastare le citate sonorità della strofa. "Living For Tomorrow" e "Judgement Day" sono due hard rockers che non aggiungono nulla di nuovo (e pure nulla di negativo) a quanto espresso dai Kingdragon nella prima parte del disco, disco che prosegue col drammatico lento "Dreams Are Broken" giocato sui chiaroscuri acustico/elettrici e sulla voce di Aspiotis. I primi minuti di "Man Of Yesterday" paiono offrire un altro momento lento e sinfonico, con quelle solenni parti di orchestra ben pensate ed eseguite dalle tastiere, per poi ritrovarci dinanzi ad un altro buon episodio di hard rock melodico stile House Of Lords. Le ultime note spettano alla dinamica ed energica "Live For Rock", cavalcata trattenuta solo da una produzione troppo asciutta. I miei complimenti ad Anastasis F. ed alle sue invenzioni chitarristiche, un plus per la riuscita finale delle canzoni, ma non posso dimenticare la precisa e solida sezione ritmica composta da Mark Kontopidis (bt) e Andrew Roumeliotis (bs). Per quanto riguarda George, la sua prova alle tastiere è assolutamente in linea con le bisogna del genere, evitando manie di protagonismo e facendosi trovare puntualissimo a sfoderare gusto e capacità ogni volta che è necessario. Come cantante non è male e se la cava bene (quasi) in ogni frangente. "Hide The Sun" in conclusione è un buon esordio il cui principale difetto consiste in una produzione non abbastanza potente ed aperta per far esaltare le caratteristiche compositive ed esecutive della band, pertanto auguro alla band di aver le risorse sufficienti per ovviare la prossima volta a questa mancanza.

Massima Allerta: buone idee, pochi 'riempidisco' rispeto alla media/font>

Pelo Nell'Uovo: produzione troppo asciutta, voce migliorabile