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Recensione: Lost Weekend "Evermore"

Lost Weekend "Evermore"

(AOR Heavenr)

Per Chi Ascolta: AOR/Melodic Hard Rock, Ten, Heartland, Change Of Heart, Dare, Magnum, Marillion

Diciotto anni di storia alle spalle, cinque albums (più una compilation) pubblicati a partire dal 1997, numerosi concerti di supporto, fra gli altri, a Bob Catley, Winger, Gotthard, TNT, Dokken, Magnum, Asia, Thunder, Saxon, Wishbone Ash, Jeff Scott Soto, Quireboys, UFO e FM, la collaborazione in studio e dal vivo con Bob Catley stesso nel 2006 per il suo album solista "Spirit Of Man". Questa, in pillole, la storia dei Lost Weekend rimasti sinora privi della notorietà e del successo che meriterebbero in virtù del loro valore qualitativo. Rispetto alle precedenti uscite discografiche, il sestetto inglese si ad un suono più maturo, ricco di accenni al prog rock ed al pomp rock albionico senza dimenticare le proprie origini più melodic hard rock, ed infatti non è difficile riconoscere strutture compositive tipiche del sound di Marillion e Magnum ("Be Who You Wanna Be"), come la tensione hard rock tipica dei migliori Ten ("Reach For The Sky") o altri spunti che andiamo a scoprire insieme. Un evocativo intro delle tastiere Irving Parratt introducono la vibrante opener "Reach For The Sky, primo segnale di una band che è tornata insieme dopo alcuni anni di assenza discografica per farsi valere, un buon hard rock melodico con venature drammatiche seguito dalla più solare "Love Will Find You" nella quale Dare e Marillion convivono in buona armonia. A dispetto della presenza di due chitarristi, i Lost Weekend azzeccano più le ballads che gli uptempo ed infatti sarà facile compiacersi nel semi-lento "Angel Sublime", cui le tastiere conferiscono una profondità di grande effetto, e in "Falling By The Wayside", nella quale ho avvertito vibrazioni derivate direttamente dagli UFO fine anni settanta abilmente miscelate cogli Heartland che rendono i suoi sette minuti e mezzo digeribili senza alcuna difficoltà. La band tenta anche la carta del rock all'ultimo Bon Jovi su "Perfect Day", ma l'eccessiva dispersione esecutiva ne annacqua le possibilità, ed è questo il principale difetto che si può imputare alla band, ovvero l'aver cercato di allungare le strutture compositive che rendono talvolta un pò troppo pesante l'ascolto. Una buona prova, non la migliore della band britannica, che tenta un approccio più elaborato rispetto al passato, tentativo parzialmente riuscito e riuscendo a mantenersi sempre al di sopra di decorosa media qualitativa. La band attualmente è formata da Paul Uttley (vc), David Thompson e Paul Surrall (ch), Robin Patchett (bs), Irving Parratt (tast) e Jack Himsworth (bt).


 

Cosa Funziona: la miscela fra Melodic Hard Rock e Prog/Pomp rock britannico

Cosa Manca: maggiore concretezza compositiva