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Recensione: Saxon "Battering Ram"

Saxon "Battering Ram"

(UDR/Kizmaiaz)

Per Chi Ascolta: metal anni 80, Accept Motorhead

In questo 2015 che ha visto il ritorno nei negozi di quasi tutti i grandi del metal britannico, non potevano mancare all'appello Biff Byford e compagni. Non che i Saxon si facciano desiderare; dal precedente , ottimo, "Sacrifice", sono passati solo poco più di due anni, e nel mezzo i cinque si sono concessi anche un disco sinfonico-sperimentale. Proprio da "Sacrifice" sembra ripartire il nuovo "Battering Ram", aperto dalla title track, bordata incentrata su una potente melodia di chitarre gemelle, le quali ci prendono per mano tra strofa e ritornello e dopo un breve rallentamento ci lanciano nel bel mezzo di un assolo infuocato. Se ne giova la successiva "The Devil's Footprint", una delle canzoni più aggressive in tutta la carriera degli Stallions Of The Highway, con un Byford incontenibile nell'acuto finale. Più meditata "Queen Of Hearts" ispirata ad "Alice Nel Paese Delle Meraviglie", canzone lenta e teatrale, accompagnata da una spruzzata di tastiere che infondono al brano atmosfere progressive. Anche "Eye Of The Storm" è un mid tempo, questa volta, però con cadenze prettamente teutoniche, roccioso e quadrato, ma non particolarmente coinvolgente. Sarà per i recenti tour in compagnia dei Motorhead, si respira aria di Lemmy nei riff veloci ed affilati di "Destroyer" e "Stand Your Ground", anche se, in quest'ultima, il breve passaggio di sintetizzatori fa più che altro Def Leppard. Ancora classico metal anni '80 con "Top Of The World", con un contrasto tra chitarre aggressive e cantato melodico, quasi malinconico, mentre "Hard And Fast" è un pezzo dal sound moderno, ma non insolito per arzilli vecchietti come loro. Qui termina la parte prevalentemente metal di "Battering Ram", perché l'album si chiude con un trittico di canzoni decisamente più leggere. "To The End" è un brano vicino a sonorità seventies, dal riff quasi sabbathiano e dall'approccio tranquillo, che non sembra reggere il confronto con quanto sentito nelle precedenti otto tracce. "Kingdom Of The Cross", invece, è chiaramente un esperimento, un dichiarato intento di ricordare il centenario della Prima Guerra Mondiale; ne esce questa marcia malinconica per soli voce, tastiera e batteria, con l'attore-cantante David Bower degli Hell nel ruolo di narratore. Per finire, come già per "Standing In A Queue" su "Sacrifice", ecco spuntare il rock scanzonato alla AC/DC di "Three Sheets To The Wind", con Biff a metà strada tra Bon Scott e Pino Scotto. Da citare la produzione pompatissima di Andy Sneap, ormai collaboratore di fiducia della band, per un suono poderoso e decisamente al passo coi tempi.

Massima Allerta: "The Devil's Footprint", uno dei pezzi più duri mai scritti dai Saxon

Colpo Di Sonno: "Kingdom Of The Cross", ma è giusto un esperimento