Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Skid Row "United World Rebellion - Chapter 1"

Skid Row "United World Rebellion - Chapter 1"

(UDR Music/EMI)

Per Chi Ascolta: Hard Rock, Punk, e i bei tempi che furono.

Sono una integralista nostalgica: fedele agli anni '80, sempre inorridita quando una formazione di successo sbatte fuori il suo elemento più glamour e se ne va in giro a dichiarare che l'anima della band è comunque rimasta la stessa. Ma ancor di più inorridisco quando un gruppo fa fuori il cantante per poi reclutare una sua "brutta" copia. Tipo i Journey che hanno scovato un clone filippino di Steve Perry, precedentemente impegnato in una cover band…dei Journey. Dunque quando Sebastian Bach aveva lasciato gli Skid Row io li avevo automaticamente dimenticati, e i miei ascolti si sono fermati a "Subhuman Race" del '95. Il progetto degli Skid Row è un po' inusuale: prevede l'uscita di tre mini-album nel giro di un anno, venduti con tanto di cofanetto raccoglitore. Quindi invece di un album intero e poi nulla per altri due anni, 3 dischi in un anno solo, tanto per suscitare l'interesse dei fan vecchi e nuovi, si spera. Il primo capitolo consta di 5 brani (più qualche bonus track consistente in cover care alla band di cui al momento non mi è dato sapere) e la band lo annuncia con queste parole di Manowariana potenza: "Rebels We Are. Fight We Will. We Are The United World Rebellion And We Are Back!". Ma passiamo all'ascolto. Prima traccia: "Kings Of Demolition". La prima sorpresa, per me, è che mi sembra di sentir cantare Sebastian Bach. Qualche anno fa il biondone lungo crinito dichiarò che si apprestava a rientrare negli Skid Row, e se non vedessi scritto il nome di Johnny Solinger potrei anche pensare che in realtà stia di nuovo cantando lui. Polemica a parte, "United World Rebellion - Chapter 1" ricorda in qualche modo la scelta stilistica intrapresa con "Slave To The Grind", inasprita e indurita col sopraccitato "Subhuman"; quindi pochi glitter e una manciata di linee di basso che martellano sotto lo schitarrare sempre fedele (o uguale) di Dave "Snake" Sabo, in cui purtroppo si sente la mancanza del drumming di Rob Affuso, sicuramente più possente di quello di Rob Hammersmith. "Let's Go" prosegue energica e un po' punkeggiante, poi inizia "This Is Killing Me" e mi chiedo: scherzate? Il brano non è poi così male, anzi; ma davvero, questo intro di chitarra acustica, non fatemi scrivere a cosa è quasi identico. Mi ci va un po' di impegno per andare oltre e per considerare questo pezzo al di là del suo quasi offensivo attacco. Ma voglio farlo, quindi direi che la melodia è piacevole, è una power ballad con buoni spunti e ottimi passaggi chitarristici, e la voce somiglia spesso a quella di Jon Bon Jovi, l'uomo che ha guadagnato di più dal glorioso primo album degli Skid Row, e che potrebbe anche chiedere qualche royalty anche qui… "Get Up" dimostra che davvero l'anima degli Skid Row sia rimasta qui, e che sia rimasta anche intatta, poi ci pensa "Stitches" col suo basso ringhiante a chiudere le danze. O meglio, immagino ci pensino le bonus track; se voi che mi leggete comprerete il disco, scrivetemi e ditemi quali siano. Per concludere: gli Skid Row godono di ottima salute, scrivono pezzi divertenti ed energici; "basta" ignorare intro blasonati ed ex cantanti e godersi quello che è ancora un buon gruppo, in grado di far scuotere quel che resta delle lunghe chiome dei vecchi fan, e anche di conquistarsi una nuova audience a cui poco importa del loro passato e delle beghe con Bon Jovi o col Signor Bach. Attendiamo i prossimi due mini album, e vedremo…


 

Momento D'Estasi: estasi è una parola grossa…

Pelo Nell'Uovo: non è un pelo, ma un capello. Biondo.

Pelo Nell'Uovo: il panegirico iniziale…….

Per Chi Ascolta: Hair Metal, Skid Row

Sono ormai passati lustri dalla fuoriuscita di Sebastian Bach dagli Skid Row che, nel frattempo, non è che comunque abbiano combinato chissà quali sfracelli anche perchè i suoi primi due albums sono pietre miliari dell'hard rock che resistono allo scorrere del tempo. L'alternativa a non fare più nulla è quella di cercare di andare avanti proponendo il meglio possibile e, dopo alcuni 'errori di percorso', pare che sia stato intrapreso un cammino che riavvicinerà i fans allo storico trio Sabo-Bolan-Hill. Così a sette anni di distanza da "Revolutions Per Minute", gli Skid Row ritornano pubblicando la prima parte di un lavoro suddiviso in tre atti, un EP di cinque brani inediti per testarre le reazioni della critica e, soprattutto, dei fans. Le coordinate artistiche portano spesso al classico suono degli Skid Row e Johnny Solinger è un cantante adatto alle rinnovate ambizioni della band, e anche se non possiede la selvaggia esplosione vocale di Bach (la cui carriera solista ad ogni modo non è così brillante) riesce tuttavia a farsi valere e ad imprimere ai cinque brani un marchio di cattiveria e di potenza che mi soddisfano appieno. La migliore canzone dell'EP è senza dubbio l'opener "King Of Demolition", un dinamitardo attacco sonoro nel migliore solco dell'hair metal americano di fine anni ottanta e di certo il miglior hard rock anthem che la band abbia composto da quando Bach fu licenziato. Tutto funziona bene e posso perdonare le più o meno marcate somiglianze con classici quali "Monkey Business" o "Livin' On A Chain Gang": le chitarre macinano un gustoso riff, il basso e la batteria di Rob Hammersmith svolgono appieno la funzione di rullo compressore, la ruvida e maschia voce di Soliger amalgama il tutto e guida alla perfezione l'accattivante refrain. Purtroppo la band non riesce a capitalizzare pienamente quanto di buono fatto con "KOD" perchè la seguente "Let's Go" non riesce a bucare gli speakers a dispetto della sporca potenza espressa e della buona prova di Solinger, forse non ben canalizzata perchè alla fine non mi resta molto di questo brano. La power ballad "This Is Killing Me" entra nel novero delle mille e mille canzoni di questo tipo composte nel tempo, niente di più e niente di meno, un debole tentativo di recuperare la brillantezza che caratterizzavano "I Remember You". "Get Up" è un muscoloso e duro modern hard rock con ritornello anthemico, carina e con un Solinger in gran spolvero, ma non è proprio quello che mi aspetto dagli Skid Row. L'ultima canzone dell'EP è "Stitches" che pone sotto i riflettori il lavoro del bassista Rachel Bolan che guida un brano ritmato e ideale da proporre dal vivo anche se non lascerà per niente il segno. Luci (poche) ed ombre si alternano in questo "Chapter One" che dimostra come la band abbia smesso di fare figuracce, si sia rimboccata le maniche per tornare a dire la sua, ma il cammino è appena iniziato e suggerirei loro di insistere maggiormente sul feeling di "King Of Demolition". Nei prossimi mesi vedremo come si dipanerà la matassa.


 

Cosa funziona: la voglia di uscire dalle secche, molto bella la prima canzone

Cosa manca: una maggiore convinzione compositiva nella strada da percorrere