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Recensione: Soilwork "The Living Infinite”

Soilwork "The Living Infinite”

(Nuclear Blast)

Per Chi Ascolta: Per chi ama “hooks” e “steel”

Album doppio. Ed i dubbi non potevano fare altro che farsi avanti. La prima cosa che da “cinico bastardo” la mia mente ha partorito è stata: “Chissà quanti filler ci saranno nel nuovo Soilwork”. Lo ammetto sono una pessima persona. Però onesta. Perché questo cattivo pensiero mi ha permesso con facilità di ammettere l’errore una volta ascoltato tutto il disco. La motivazione di questa sensazione iniziale? Tanti “capolavori” dal doppio disco e dalla noia tripla. “The Living Infinite” non entra nella collezione dei doppi inutili, perché il nuovo Soilwork è andato ben oltre le mie aspettative. Lo dico senza troppi giri di parole e per amore di chiarezza: il nuovo capito degli Svedesi mi è piaciuto molto. La band che dopo il mio adorato “Figure Number Five” avevo dato per smarrita, è tornata più matura e con molte frecce al proprio arco. Piccole perle come “Vesta”, “This Momentary Bliss”, la spiazzante e melodica “The Windswept Mercy” ed il singolo (con obbligatorio clip) “Spectrum of Eternity” sono tra i picchi di un disco senza cali di tensione, ricco di “hooks”, ben suonato e ben prodotto. Degna di lode la prestazione di Speed, che con la sua voce infonde spessore alla fitta trama musicale di “The Living Infinite”. Bello. Poco altro da dire.


 

Momento D'Estasi: il pregevole mix di parti melodiche ed aggressive.

Colpo Di Sonno: Nessuno. Per 80 e più minuti sempre con le cuffie nelle orecchie.