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Recensione: Taberah "Necromancer"

Taberah "Necromancer"

(Dust On The Tracks Records)

Per Chi Ascolta: Heavy Metal, Iron Maiden, Motorhead, Grave Digger, ma con una punta melodica in più.

Si definiscono "Tasmanian Devils" e sono arrivati al secondo album gli australiani Taberah, band dedita a un robusto Heavy con venature Power e Pomp; annoverano tra le loro influenze anche Queen, Darkness e Thin Lizzy, vedremo se cotante blasonate fonti di ispirazione saranno rintracciabili in queste dici tracce oppure no. L'inizio è ottimo, con la pomposa "2012", che ci presenta il vocalist Jonathon Barwick in grande spolvero, e ci regala cori megalomani e chitarre ottantiane insieme a melodie pomp, epiche e accattivanti; segue "Dying Wish" che si abbandona a sonorità più crude e possenti, perdendo leggermente in melodia, cosa che farà felici i defender più ostinati, ma un po' meno me… Fortuna che "Burning In the Moonlight" infila dei ritornelli niente male in un tessuto Maideniano, con tanto di giochi di voci che un po' di Queen e Darkness li lasciano intravedere (senza esagerare, ovviamente). Segue in qualche modo lo stesso stile anche la title-track, che però porta agli eccessi sia le schitarrate metalliche sia i cori operistici mentre sfodera un ritornello che somiglia a un grido di battagia, con un risultato non troppo brillante ma nemmeno deludente. Certo, a questo punto gli inflazionati giri chitarra-basso-tastiera, che tanto ricordano Helloween e simili, iniziano un po' ad appesantire; non che nessuno si aspetti più trovate troppo geniali in un genere come questo, ma almeno un tentativo a volte si potrebbe fare… "Warlord" segue il sopraccitato trend, per poi lasciare spazio alla ballatona funebre di ordinanza, con tanto di chitarra acustica e linee vocali che implorano la non uccisione emotiva. Ma ci sta. Non capisco troppo la funzione della strumentale ed acustica "One Goonbag Later" (ma che vuol dire Goonbag?), sistemata tra le due più banali e veloci "For King & Country" e "The Hammer Of Shades". Lasciamo passare "My Dear Lord" e il suo inizio corale promettente con conseguente scivolone nell'ovvio, e approdiamo alla cover che quasi mai nessuno aveva fatto: "Burn". Che però è ben fatta, ben suonata, bei cori. Promossi, Taberah: qualche giro di chitarra un po' meno old school e ci siamo. Però io i Thin lizzy mica li ho trovati!


 

Momento D'Estasi: le ariosità di "2012" e "Burning In The Moonlight".

Colpo Di Sonno: la non pervenuta originalità degli assoli di chitarra.