Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


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Recensione: Ten “Heresy and Creed”

Ten “Heresy and Creed”

(Frontiers Records)


Per Chi Ascolta: rock melodico, AOR e affini.

Ogni disco dei Ten inizia con un intro epico che scivola nell’opener che squarcia il cielo con la sua solennità. Questa volta Hughes non fa eccezione, solo che stavolta il passaggio tra “The Gates Of Jerusalem” e “Arabian Nights” non è così fluido, e le atmosfere non sono cariche come in passato. Ma lo stile rimane inconfondibile, così come è inconfondibile la voce di Hughes. Nonostante questo l’impressione generale è un abbassamento di toni, quasi un passare ad un’età adulta in cui le atmosfere vichinghe e power di “Spellbound” non trovano più posto. Mixaggio e produzione di Dennis Ward conferiscono sì una apprezzabile brillantezza di suoni, ma a me sinceramente mancano le pomposità delle precedenti release. Detto questo, mi preme comunicare a Gary Hughes che “Scarborough Fair” l’hanno già scritta. Sarà forse un caso, ma mi sembra che già in passato con il brano “Eclipse“, che davvero non so come non abbia attirato le ire funeste e gli avvocati di Malmstees, Mr. Hughes avesse pescato a piene mani dall’altrui discografia; voglio pensare che non se ne sia accorto, ma che abbia tirato fuori dall’archivio delle memoria queste belle note non rendendosi conto della troppa somiglianza col celebre brano… Andando avanti, un brano quasi pop come “Right Now” stupisce ma forse testimonia una presa di posizione verso una correzione di rotta, per fortuna non manca il solito lento profondo e suggestivo, “The Last Time”. In definitiva “Heresy and Creed” è un bel disco, non eccezionale, ma nemmeno da trascurare. A me mancano i ritmi pachidermici del passato, ma sono gusti…


 

Momento D'Estasi: purtroppo proprio d’estasi nessuno

Più Grande Crimine: “Raven’s Eye”…suvvia: non è un po’ troppo?