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Recensione: Tyla J.Pallas "Devils Supper"

Tyla J.Pallas "Devils Supper"

(Cargo Records)

Per Chi Ascolta: Blues semi-elettrico, Rolling Stones, Dogs D'Amour, Van Morrison, Faces

Raggiunta la notorietà come cantante dei Dogs D'Amour, Tyla si toglie lo sfizio di un percorso da solista e lo fa pubblicando un nuovo capitolo della sua avventura che recupera il rock inglese anni sessanta/settanta dal taglio comunque attuale, riuscendo nell'intento di un matrimonio sempre difficile e rischioso. Un assaggio di questo album ci era stato proposto qualche mese con la pubblicazione delle sessioni acustiche, ma ammetto che sia i Dogs D'Amour che la carriera solista di Tyla non sono mai stati al centro delle mie attenzioni e pertanto il mio approccio con questo platter è di quelli che ascoltano per la prima volta un disco nuovo. Debbo ammettere che Tyla riesce a unire blues, rock pub, folk e country in maniera piuttosto convincente e le quattordici canzoni (più versione acustica di "Judas Christ") scorrono come piacevole sottofondo o disimpegnata compagnia nei viaggio in auto e parlo dal punto di vista musicale/esecutivo. Fra i momenti che più mi sono piaciuti vi segnalo "Love Is", melodica e ricca di armonie ed uno dei brani che più riascolto con piacere, le più malinconiche "Long Shadows" (con qualcosa dell'ultimo Plant solista) e "Green Eyed Girl" (alla Van Morrison e con una tromba che aggiunge un tocco di tropici), mentre "All Alone" echeggia qua e là di "One In A Million" dei Guns n Roses senza neanche sfiorare il plagio. "Yes (I Love You Baby)" è un blues-pop come tanti eseguiti dai Rolling Stones negli anni sessanta e poi c'è spazio per tante altre storie sottolineate da tanto blues inglese. Per un pubblico adulto che ha confidenza con Rolling Stones, Faces e, perchè no, Tom Waits


 

Massima Allerta: Love Is su tutte

Pelo Nell'Uovo: simili prodotti li debbo ascoltare col contagocce (mea culpa, ovviamente)