Speciale Muskelrock 2019


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Recensione: Krokus "Dirty Dynamite"

Krokus "Dirty Dynamite

(Sony Music)

Per Chi Ascolta: Hard Rock anni settanta con accenni blues

Dopo quasi quarant'anni di attività i Krokus tornano sul mercato con le dodici nuove canzoni che formano "Dirty Dynamite", il loro diciassettesimo album che è entrato, per la prima volta nella loro carriera, nelle prime venti posizioni di vendita in Germania, e per una formazione il cui primo disco fu pubblicato nel 1976 è una gran bella soddisfazione e onore alla carriera. L'odierna formazione vede Marc Storace (vc), Chris Von Rohr (bs), Fernando Von Arb (ch), Mark Kohler (ch) e il rientro di Mandy Meyer (Cobra, Asia) dopo oltre trent'anni dalla sua precedente apparizione; inoltre alla produzione ritroviamo Dennis Ward, alla battieria siede Kosta Zafiriou, ai cori hanno partecipato Mark Fox e Tommy Heart, le registrationi sono avvenute ai celeberrimi Abbey Road Studios in Londra. Per quanto riguarda la musica, beh, di grosse originalità gli inossidabili svizzeri non ce ne riservano, restando fedelissimi alla tradizione hard rock di derivazione Ac/Dc (ma teniamo presente che sono praticamente coetanei) senza alcuna concessione a tendenze moderniste, ma riescono a pubblicare quello che probabilmente è il loro cd più completo e divertente, interpretando al meglio quel 'down-and-dirty rhythm and blues vibe' che accomuna i citati australiani ai presenti svizzeri. Premesso che non troviamo capolavori o gemme uniche, lasciatemi godere lo scanzonato e trascinante hard rock di "Halleluja Rock n' Roll" che avrebbe fatto la sua bella mostra su "Highway To Hell", così come "Go Baby Go" è in perfetto mood di "High Voltage" (album e brano), mentre "Rattlesnake Rumble" ammicca al blues-hard rock con qualche concessione ai Cinderella, direzione mantenuta dalla più pacata titletrack che profuma tanto di Quireboys e Status Quo anche per merito del pianoforte che introduce e accompagna questo brano scelto come singolo e che dà il titolo all'album. Non una cattiva scelta di suo, ma non propriamente rappresentativa delle altre canzoni. Si torna a rockare con "Let The Good Times Roll", nella quale Von Arb e soci sembrano voler mescolare i Led Zeppelin di "Rock And Roll" cogli Ac/Dc di Problem Child, esperimento godibile e trascinante, così come non esce affatto male la loro versione di "Help", e poichè non siamo al karaoke o a un talent show dove si tende ad imitare l'originale artista, il fatto che essa sia praticamente irriconoscibile rispetto a quella che i Beatles hanno reso immortale è per me un punto a loro favore. "Better Than Sex" (punti di vista, ma con l'avanzare dell'età inevitabilmente le priorità cambiano!!!) suona come una i Bachman Turner Overdrive in chiave hard rock spruzzati di ZZ Top, "Dög Song" torna al modello Ac/Dc, ma questa volta con una certa stanchezza che viene spazzata via da "Yellow Mary" nella quale affiorano prepotenti affinità con Rod Stewart (sempre in chiave blues-hard rock) ed anche il ritornello pare uscire dal songbook del biondo cantante scozzese. "Bailout Blues" scorre anthemica e cresce in intensità con delle belle parti di chitarra tipiche del mondo che fu negli anni settanta/primi ottanta, ma sempre di gran presa emotiva. "Live Ma Life" dal vivo asfalterà le prime fila con la sua carica energetica e "Hardrocking Man" farà ballare il pubblico col suo divertente e asciutto incrocio fra hard rock (tipo "Rock And Roll Damnation") e southern rock. Onore alla tenacia ed alla carriera, se avete snobbato Storace & Co tacciandoli (non sempre a torto) di sbiadite copie degli Ac/Dc, ricredetevi e godete questa sana, onesta, divertente, energizzante raccolta di hard rock vintage, ma con un suono al passo col presente.


 

Momento D'Estasi: tutto l'album, non ha grossi cedimenti.

Pelo Nell'Uovo: chiudiamo un occhio e non diamogli troppo peso per una volta.