Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


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Recensione: Lawless "Rock Savage"

Lawless "Rock Savage"

(Escape Music)

Per Chi Ascolta: Hard 'n' Heavy melodico

I britannici Lawless possono essere considerati un supergruppo essendo formati da Paul Hume (vc, ch) e Neil Ogden (bt) provenienti dai seminali Demon, da Howie G (ch) dei Persian Risk e da Josh 'Tabbie' Williams (bs) degli Headrush. Come facilmente ci si può aspettare, il quartetto si cimenta con un heavy rock melodico diretto e senza eccessivi fronzoli come si faceva negli anni ottanta senza apportare novità o innovazioni di particolare menzione, ma quanto esce dagli speakers delizierà i fans della musica potente e melodica, una sorta di AOR Metal se cotanta definizione mi può essere concessa! "Heavy Metal Heaven" spalanca le porte del cd con grinta, potenza e tanta melodia affidata alla pulita ed intonata ugola di Hume, cantante esperto e capace di dominare senza esitazioni i grossi riffs di chitarra adeguatamente sostenuti dalla sezione ritmica e da discrete tastiere nel background. Un buon inizio seguito dalla più cadenzata "Black Widow Ladies", altro poderoso inno metallico costruito con maestrìa e gusto artigianale guardando in questo caso più agli States che alla scuola albionica, miscela sonora seguita anche nella successiva "F.O.A.D.", veloce cavalcata che spara addosso una vera scarica di adrenalina metallica (di gran classe!). La scaletta non concede un attimo di pausa e il buon climax viene mantenuto con "Misery" e la power-ballad "SOS", mentre mi ha un pò deluso "Rock N Roll City", non così incisiva come mi aspettavo. "Step In" e "Scream" sono due massicci heavy rockers, più anthemica e ballabile la prima, mid-tempo schiacciasassi con un refrain in puro stile arena-metal la seconda, entrambe godibili ad alto volume. Questo ideale Lato B se avessi fra le mani il formato vinile si dimostra meno brillante della prima facciata, sensazione confermata dalla poco convincente "Pretender", ma fortunamente la power-ballad epica e drammatica "Where Heroes Fall" e l'urgente "Metal Time" chiudono in crescendo un album che mi colto di sorpresa, e piacevole sorpresa trattasi. La bella prova vocale di Hume è senz'altro l'elemento più interessante del disco, ma sarebbe riduttivo fermarsi a questo in quanto il quartetto offre un'ottima prova d'insieme coesa, decisa e potente, dal forte ancoraggio al modello anni ottanta e con un suono affilato e pieno degno dei nostri giorni. Mi sono divertito tantissimo ad ascoltarlo, in particolare la prima, formidabile parte, e sono sicuro che anche voi converrete col sottoscritto.


 

Massima Allerta: le prime cinque canzoni sono da urlo (un pò retro, ma sempre da urlo fiero!)

Pelo Nell'Uovo: una seconda parte meno brillante