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Recensione: Riot “Immortal Soul”

Riot "Immortal Soul "

(SPV/Steamhammer)


Per Chi Ascolta: Metal e power classici, Accept, Helloween

Se c'è una band che in oltre 30 anni di carriera è incappata in ogni sorta di imprevisto, questi sono i Riot. La tradizione sembra continuare, dato che recentemente è stato annullato il tour europeo causa problemi di salute di Tony Moore; nonostante ciò, quel che conta è che possiamo finalmente stringere tra le mani “Immortal Soul”, frutto della reunion della line-up di “Thundesteel”, più Mike Flyntz. Un giro melodico di chitarra ci tiene in sospeso per qualche secondo prima che esploda “Riot”; se si voleva aprire il disco impostando la macchina del tempo all'epoca di “Thundersteel” l'operazione riesce in pieno, con una canzone stilisticamente simile al classico datato 1988 e ancor più lanciata in velocità. Non c'è tempo per riprendersi poiché segue “Still Your Man”, uno di quei brani dove ogni elemento si incastra alla perfezione, ritmo, linee vocali, duelli di chitarra, tutto da urlo e tranquillamente accostabile ai grandi cavalli di battaglia di Reale & C. Dopodichè un arpeggio introduce “Crawling”, mid tempo dalle sonorità vagamente moderne, brano anomalo nel contesto generale ma tenuto su da un buon ritornello. Tra gli highlight di “Immortal Soul” i Riot anni '90 che fanno capolino con gli up tempo “Wings Are For Angel” e “Insanity”; tiratissima la prima, con un bel ritornello rallentato e allegro la seconda. Non possono ovviamente non venir fuori le influenze hard rock che da sempre caratterizzano la band, ed ecco un altro pezzo forte come “Whiskey Man”, scanzonata e dal ritmo incalzante, mentre risulta essere meno incisiva la title-track, più semplice nella struttura e ammorbidita da un coro eccessivamente patinato. Dopo “Believe”, che per il gioco di chitarre ha qualcosa di Judas Priest, chiude l'album “Echoes”, altro brano classicheggiante con un tappeto di doppia cassa che accompagna un ritornello arioso e di facile presa prima del classico lavoro di coppia delle due asce, per una canzone che, tranquillamente, possiamo definire “alla Riot”. Un ritorno in grande stile; Tony Moore, probabilmente il personaggio più atteso, se la cava egregiamente, voce ancora cristallina, più sottile sugli acuti ma graffiante su tonalità medie, mentre la sezione ritmica Van Stavern/Jarzombek martella che è un piacere. Completano l'edizione digipack le versioni live di “Johnny's Back” e “Metal Soldiers”, ma a questo punto auguriamoci di poterli seguire dal vivo al più presto.


 

Massima Allerta: “Still Your Man”, annoverabile tra i classici della band

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